L'AMA CHE VOGLIAMO E' PUBBLICA, TRASPARENTE ED EFFICIENTE.
Il servizio d’igiene ambientale è un settore strategico nella società sia per il ruolo che svolge nella sostenibilità ambientale che per i risvolti economici sul recupero di materia. Inoltre non è secondario l’aspetto sociale rappresentato dallo sbocco occupazionale.
AMA con i suoi 8000 dipendenti, una flotta di oltre 3000 mezzi e circa 60 luoghi di lavoro sparsi in tutto il territorio comunale è l’azienda d’igiene ambientale più grande d’Europa, quindi assume un ruolo pilota nel settore dei servizi ambientali in Italia. Società Partecipata del Comune di Roma, che ne detiene la proprietà al 100% del capitale, l’AMA è patrimonio pubblico finanziata dalle tasse dei cittadini e sostenuta dall’impegno dei lavoratori.
I vincoli finanziari per la riduzione della spesa pubblica e in particolare il Piano di rientro triennale di Roma Capitale rappresentano una scure per il rilancio dell’azienda e vanifica ogni sforzo per un servizio efficiente che garantisca la pulizia della città e avvii un ciclo virtuoso dei rifiuti. L’estensione del Porta a Porta- PAP spinto in tutto il territorio cittadino e il superamento progressivo della raccolta stradale con cassonetti, è l’unica soluzione per abbattere radicalmente la produzione di rifiuti indifferenziati, ridurre l’attività degli impianti TMB e di conseguenza il ricorso a inceneritori e discariche.
Il Documento Unico di Programmazione, il Contratto di Servizio proposto dal Commissario Tronca e il Piano Industriale di AMA ipotecano pesantemente il rilancio dell’Azienda. Le linee strategiche indicate, “coerenti con i vincoli di finanza pubblica”, sacrificano la qualità dei servizi di igiene ambientale e scaricano sul lavoro i costi di una malagestione ultraventennale, ma soprattutto annullano ulteriori impegni verso l’incremento della raccolta differenziata pulita.
-LA RACCOLTA: fino al 2013 il numero di addetti alla raccolta era di poco inferiore alla media del comparto nazionale, in una città difficile per le sue caratteristiche di area metropolitana, viabilità e forte presenza turistica. Il passaggio dalla raccolta stradale meccanizzata con mono operatore al servizio porta a porta, ha comportato un forte aumento del numero di addetti necessari per sostenere la nuova organizzazione del lavoro: basti pensare che un automezzo con un solo operatore carica in media 90ql di rifiuti in un turno, oggi per raccogliere 30ql di rifiuto differenziato (un terzo) servono 3 operatori in servizio PAP. Questa trasformazione avvenuta senza incremento del personale in organico pone dei limiti all’ espansione territoriale del nuovo modello, toglie personale ai servizi di spazzamento e di decoro, mette a rischio la salute dei lavoratori con un forte sovraccarico degli arti superiori come conseguenza della “rimanualizzazione” dello spostamento e sopraelevazione dei carichi effettuata peraltro con mezzi non idonei.
-LO SPAZZAMENTO: sull’argomento si navighi a vista. Il Piano Finanziario 2015 prevedeva un taglio per lo spazzamento e il lavaggio delle strade di circa 22,3mln, nel 2016 invece prevede un incremento della spesa per 9,3mln; Il Piano Industriale di AMA azzera l’operatore di reparto (lo spazzino) e punta sullo spazzamento meccanizzato con l’operazione “ 100 spazzatrici” con il risultato disastroso di un aumento esponenziale di strade non coperte. Il fallimento di quella operazione, dovuto anche alla fatiscenza dei mezzi, determina un ravvedimento dell’azienda sull’importanza di una maggiore presenza di operatori addetti allo spazzamento manuale. Eppure il personale avviato alla raccolta domiciliare è stato sottratto proprio al servizio di spazzamento.
-IL BIODIGESTORE: al netto dai pareri contrastanti sul reale impatto ambientale dell’impianto di compostaggio anaerobico, tale scelta rappresenta una battuta d’arresto alla chiusura del ciclo virtuoso dei rifiuti. Permette il trattamento di rifiuto organico inquinato e mantiene il connubio tra il PAP e la raccolta stradale.
-IL COSTO DEL LAVORO: il Contratto di Servizio vale circa 11mld di euro, in quello precedente i costi operativi sono stati 3,3mld, più 1,1mld a CO.LA.RI. e 2mld per le forniture, per sapere dove siano finiti i rimanenti 4,5mld dobbiamo aspettare i 13 esposti alla Procura della Repubblica su verifiche gestionali. Se a questo aggiungiamo la risorsa del materiale differenziato che tuttora viene regalato ai privati e il recupero di 100mln di evasione cumulati in primis dalle utenze istituzionali (ministeri, vaticano, ecc.), possiamo sostenere che il rilancio di AMA non ha bisogno di “assetti industriali” che puntano sulla competitività, sulla compressione dei salari e aumenti dei carichi di lavoro, ma servono investimenti e occupazione.
Le limitazioni legislative alle assunzioni di personale indeboliscono fortemente il presidio del servizio pubblico a garanzia della qualità e dei diritti. “Competitività e produttività” sono meccanismi attraverso i quali si regalano ai privati fette consistenti di servizi, che non hanno mai rappresentato qualità e risparmio per l’utenza, ma piuttosto riduzione dei costi contrattuali, profitti per i capitali privati e penetrazione criminale come la vicenda “Mafia Capitale” ci insegna.
Interessi politici e privati hanno portato allo sfascio molte aziende pubbliche. Il sistema mafioso fra appalti e servizi ambientali è la causa di enormi sprechi di denaro pubblico e paradossalmente trasforma la cosiddetta risorsa-rifiuto in perdita secca: paghiamo gli impianti privati per il conferimento del materiale differenziato, lo trasportiamo a spese nostre e ritiriamo gli scarti per trattarli a spese della collettività.
Ma anche clientelismo e corruzione hanno contribuito all’indebitamento di AMA, grazie anche alla complicità dei sindacati confederali compiacenti, l’azienda mantiene un management illicenziabile, superpagato e incompetente, proveniente anche da imprese private con cui le passate amministrazioni facevano affari, mentre paghiamo 3mln di euro l’anno per consulenze esterne.
Una aggressiva campagna stampa ha scaricato sui lavoratori le responsabilità di una classe dirigente incapace di pianificare servizi di qualità. Le falsità rilasciate dai media hanno trovato terreno fertile nella cittadinanza esasperata da continui disservizi, e sono la causa di continue aggressioni verbali e fisiche ai danni degli operatori.
Ripristinare la verità è doveroso, le accuse generalizzate di assenteismo e improduttività sono ingiuste: l’AMA si attesta per numero di presenze sul lavoro al di sotto della media nazionale del comparto, il 15% di assenze contro il 16%; operatori, autisti e addetti agli impianti sono impiegati su servizi calibrati con prestazione straordinaria, sul filo dell’emergenza, comandati le domeniche e festivi e con carichi di lavoro raddoppiati.
È necessaria un alleanza fra lavoratori, comitati e cittadini utenti per difendere il servizio pubblico di igiene ambientale che:
- rispetti la salute e la sicurezza dei residenti e dei lavoratori;
- garantisca un ciclo virtuoso dei rifiuti rispettoso dell’ambiente;
- crei buona occupazione, eroghi servizi di qualità e dia dignità al lavoro.
PROPOSTA DI PIATTAFORMA
Interventi legislativi nazionali e locali che favoriscano la riduzione a monte dei rifiuti attraverso la riprogettazione dei prodotti industriali e relativi imballaggi.
Rilanciare una politica d’investimento nel settore per dare servizi di qualità, creare buona occupazione, garantire sicurezza sul lavoro.
Reinternalizzazione degli appalti e subappalti per dare dignità al lavoro, parità di salario e sicurezza per tutti.
Investire sulle risorse umane interne all’Azienda e tagliare le consulenze esterne.
Politiche occupazionali a sostegno della raccolta domiciliare, dello spazzamento delle strade e del potenziamento di impianti di selezione.
Estensione del PAP su tutto il territorio cittadino e superamento della raccolta stradale con cassonetti.
Ripristino della figura dell’operatore con carrettino a presidio e mantenimento dei marciapiedi puliti.
Sgravi fiscali alle utenze commerciali e incentivi ai cittadini attenti alla RD.
Centri di raccolta di prossimità o M.I.E. (micro isole ecologiche) per la preselezione della frazione secca (carta, metalli, plastica, vetro, etc..), per il compostaggio aerobico dell’umido, e attrezzati al riutilizzo/riparazione/riciclaggio.
No al Biodigestore e realizzazione di impianti di selezione finale e trattamento del materiale differenziato.