La questione sicurezza nella centrale Enel di Torrevaldaliga Nord
In allegato il documento
Documento consegnato alla Commissione Parlamentare di Inchiesta sulle Morti Bianche, in occasione della audizione disposta a seguito dell’infortunio sul lavoro del 03/04/2010 in cui ha perso la vita Sergio Capitani.
La questione sicurezza nella centrale Enel di Torrevaldaliga Nord
Siamo sinceri. Salutiamo oggi con vero piacere l’intervento della Commissione Parlamentare di Inchiesta sulle Morti Bianche, ma, con la stessa franchezza, dobbiamo ammettere che dover discutere ancora di sicurezza sul lavoro dopo tre morti in pochi anni assume per noi il significato di una farsa. Una lunga serie di denunce, di consigli comunali sul tema, di interrogazioni parlamentari, di convegni, di sollecitazioni alle istituzioni, agli enti ispettivi e agli organi di stampa rendono evidente una sola verità: tutti sono da tempo al corrente delle condizioni di lavoro esistenti nel sito di Torrevaldaliga Nord, ma poco o nulla è stato fatto per modificare le scelte e gli orientamenti dell’azienda elettrica. Quasi provocatoriamente, allora, il presente documento non interverrà sui problemi legati alla sicurezza nel cantiere Enel, purtroppo rimasti irrisolti a fronte delle ripetute quanto inascoltate critiche all’organizzazione dei lavori (in termini di modalità costruttive, tempistica degli interventi, interferenze eccessive, insufficienze del PSC, quantità delle imprese contemporaneamente impegnate) o agli appalti al ribasso, piuttosto che alla proliferazione dei subappalti o alla diffusa precarietà delle condizioni occupazionali. E non intenderà nemmeno affrontare il tema delle specifiche criticità determinate dalla decisione di iniziare la produzione elettrica mentre sono ancora in corso attività di costruzione e di avviamento degli impianti, questione da cui discendono una quantità di rilevanti complicazioni operative e di ulteriori rischi per i lavoratori che inutilmente abbiamo più volte sollevato. Ugualmente, per non ripetere argomenti più volte sollevati sempre con riguardo al tema sicurezza, questo documento eviterà di tornare sul problema della qualità delle lavorazioni, per il quale, a titolo esemplificativo, basterebbe rammentare la vicenda delle saldature sbagliate sulla caldaia del quarto gruppo o le oltre 800 non conformità delle lavorazioni attualmente rilevate, né vorrà ancora una volta sottolineare i deficit progettuali di un impianto che, come evidente dallo stesso incidente mortale accaduto nei giorni scorsi, presenta limiti tali da comportare lavorazioni e interventi pericolosi che non si sarebbero dovuti compiere.
Più limitatamente, questo documento tratterà invece di aspetti legati alla sicurezza degli impianti già in esercizio, proponendo alcune linee di intervento per assicurare una maggiore tutela dei lavoratori nelle condizioni di normale funzionamento della centrale e presentando infine una richiesta per ciò che attiene il territorio più in generale. Sottolineando come il primo antidoto al rischio di infortuni sul lavoro sia comunque per noi rappresentato da una Direzione aziendale non incline ad una interessata tolleranza, si elencano di seguito gli obiettivi che riteniamo vadano perseguiti:
1 - Incrementare l’occupazione Enel
Nonostante l’aumento del numero, della dimensione e della complessità degli impianti della centrale a carbone rispetto a quella ad olio combustibile, Enel impiega oggi meno personale operativo che in passato: questo vale sia per le attività di esercizio, di cui si prevedeva una automazione nei fatti irrealizzata, che soprattutto per quelle di manutenzione, laddove il sottodimensionamento dell’occupazione diretta produce un ricorso strutturale a lavoratori di ditte esterne mediamente meno qualificati e molto più ricattabili. Tutto ciò produce una caduta verticale delle condizioni di sicurezza in centrale, che possono essere recuperate solo con un deciso aumento degli occupati Enel.
2 - Rivisitare l’organizzazione del lavoro
La tutela delle condizioni di sicurezza è strettamente legata all’organizzazione del lavoro, tanto più in un settore caratterizzato da tale complessità impiantistica. In particolare emerge una criticità circa le attività propedeutiche agli interventi di manutenzione, le cosiddette “messe in sicurezza del macchinario”, dove da sempre tutto ruota intorno al rapporto tra il personale di Esercizio incaricato di eseguirle e quello di Manutenzione, che dal primo prende in carico gli impianti per svolgere in proprio le lavorazioni o per affidarli a sua volta a imprese di terzi incaricate. Da tale sistema, considerando che il personale di Esercizio opera in turni continui avvicendati e quindi procede alle messe in sicurezza principalmente in orario notturno, consegue infatti una trasmissione di informazioni tra i diversi operatori interessati che, seppure formalmente registrata, risente della mancata compresenza degli stessi. Vista la recente organizzazione in semiturno (mattina e pomeriggio) del personale di manutenzione Enel, si ritiene di suggerire una riconsiderazione della tempistica delle messe in sicurezza programmate degli impianti privilegiando l’orario pomeridiano anziché quello notturno e, insieme, una attenta valutazione delle modifiche da introdurre per migliorare l’interfaccia Esercizio/Manutenzione.
Sullo stesso tema, per i riflessi negativi che ne possono derivare in materia di sicurezza, appare utile contestare la volontà aziendale di assegnare non solo lo svolgimento bensì la responsabilità di specifiche messe in sicurezza al personale operativo di Esercizio, in diretto rapporto con quello operativo della Manutenzione, escludendo l’interessamento delle figure superiori normalmente preposte e maggiormente qualificate quali il Capo Turno dell’Esercizio e l’Assistente di Manutenzione.
Sempre con riguardo all’organizzazione del lavoro del settore Esercizio, riteniamo che occorra rivedere l’assegnazione della responsabilità di conduzione di due gruppi di produzione ad un unico Capo Turno, laddove, a differenza che in altre centrali termoelettriche, la specificità, la dimensione e l’operatività degli impianti conducono a carichi di lavoro che rischiano di incidere sulla sicurezza dei lavoratori.
Per ciò che attiene invece all’organizzazione del lavoro nel settore Manutenzione si sottolineano negativamente i mutamenti recentemente introdotti dall’azienda, che, per incrementare la produttività, ha realizzato accorpamenti di reparti che vanno a discapito della professionalità del personale operativo, ha disposto che lavoratori specializzati per decenni assumano mansioni sempre più polivalenti, e, in radicale contrasto con la prassi e l’organizzazione precedenti, prevede lo svolgimento di attività di manutenzione con squadre a qualificazione mista, tanto più oltre il normale orario di lavoro per gli interventi svolti in regime di reperibilità. Scelte che, riteniamo, andrebbero riviste ai fini di una organizzazione del lavoro tesa a garantire i medesimi standard di sicurezza del passato.
3 - Cambiare il sistema degli appalti
Lo spezzettamento degli appalti di manutenzione e la durata limitata degli stessi, unitamente a modalità di gara improntate al massimo ribasso, spinge le imprese metalmeccaniche ad una dequalificazione forzata che pesa negativamente sulle condizioni di lavoro. Urge una revisione del sistema degli appalti che dia maggiore respiro alle imprese e permetta loro di aumentare la propria dotazione strumentale, di investire in formazione, di destinare risorse crescenti alla sicurezza, e, soprattutto, di stabilizzare i propri occupati attualmente condannati ad una crescente precarietà.
4 - Ripristinare la vigilanza in campo.
Da anni il reparto che si occupa di sicurezza in centrale è stato destinato a svolgere attività prettamente amministrative, con una conseguente perdita delle fondamentali funzioni ispettive e di vigilanza in campo. Al pari di quanto succede nel cantiere, è essenziale che anche Enel Produzione impieghi un adeguato numero di risorse a tal fine.
5 - Definire un adeguato sistema di controlli.
Le attività di controllo in materia di sicurezza sono sostanzialmente inesistenti. Abbiamo motivo di ritenere che la centrale di Torrevaldaliga Nord, per quanto Enel Produzione adotti un sistema di gestione della sicurezza conforme alla normativa europea OSHAS 18001, non sia stata finora sottoposta ad alcuna attività di Auditing da parte di ispettori esterni certificati minimamente paragonabile a quella ripetutamente svolta sugli aspetti ambientali. Parallelamente, non esiste alcun serio e standardizzato sistema di controllo interno: non risulta vengano effettuate verifiche a campione in materia di orari di lavoro, di rispetto delle procedure, di effettivo impiego dei costi della sicurezza e quant’altro. Tantomeno siamo a conoscenza di controlli effettuati verso il personale delle imprese appaltatrici, che non di rado risulta sprovvisto dei DPI necessari alle lavorazioni e che sovente risulta informato dei rischi di impianto solo sulla carta. Un cambio di registro su questi aspetti appare necessario.
6 -Verificare continuamente l’organizzazione della sicurezza
Esistono una quantità di aspetti che incidono sulla sicurezza su cui riteniamo vada approntata una pronta verifica. In argomento, si potrebbe dire dell’impianto antincendio che risulterebbe non ancora interamente consegnato e collaudato, delle carenze evidenti dell’impianto interfono, dell’assenza di rilevatori di fumo nei tunnel, delle radio mal funzionanti assegnate agli operatori, della movimentazione impropria di sostanze pericolose, delle ostruzioni non temporanee alle vie di fuga, delle insufficienti qualificazioni PES per interventi su parti elettriche, e così via. Così come si potrebbe affrontare il tema della squadra di emergenza ai fini della prevenzione incendi e dell’evacuazione dei luoghi di lavoro, organismo di grande importanza, la cui composizione è sempre risultata variabile in base alle presenze del personale turnista e comunque indifferente al numero delle persone al lavoro in centrale. Senza procedere oltre, si ritiene indispensabile una profonda valutazione di tutti gli elementi che possono avere effetti sulla incolumità dei lavoratori.
7 - Realizzare un Coordinamento permanente degli enti ispettivi
Appare sempre più indispensabile la realizzazione di un coordinamento permanente degli enti ispettivi del territorio. Ai fini di una migliore tutela della sicurezza l’esperienza maturata in Italia e all’estero indica infatti come obiettivo prioritario la realizzazione di simile organismo, in modo di garantire la necessaria unitarietà e la più efficace integrazione delle diverse attività di direzione, programmazione, svolgimento e verifica dei controlli, con conseguente ottimizzazione delle risorse, migliore organizzazione dei compiti e degli interventi sul campo, eliminazione delle sovrapposizioni e maggiori opportunità per l’effettuazione dei riscontri incrociati.
8 - Riconoscere i rischi complessivamente presenti sul territorio
La presenza in ambito comunale di una quantità di attività produttive inquinantiinduce a considerare Civitavecchia come un sito ad alto rischio ambientale. Tuttavia le medesime attività produttive costituiscono fonte di pericolo anche per quanto riguarda la sicurezza e l’incolumità dei lavoratori, nonché per ciò che attiene al problema della gestione delle emergenze. Considerata la strettissima relazione esistente tra questi tre piani, e considerato altresì il rilevante traffico di persone e merci che interessa la città, riteniamo che vadano riconosciute le condizioni di rischio in senso esteso presenti nel territorio e che a tale presa di coscienza possa far seguito una maggiore attenzione da parte delle istituzioni. Da ciò potrebbero discendere una serie di conseguenze positive per la comunità locale, in termini normativi (es: applicazione della normativa Seveso), infrastrutturali (migliore e più specifica dotazione sanitaria e di pronto soccorso, potenziamento vigili del fuoco, enti ispettivi, ecc) e di risorse assegnate. Per questa via, anche la fondamentale battaglia per la sicurezza sul lavoro beneficerebbe di un approccio integrato e di un supporto complessivamente più adeguato alla rilevanza dei pericoli con cui quotidianamente conviviamo.
Civitavecchia, 12 aprile 2010
RdB Energia