Da Ge.Eco a AVR: Cento lavoratori mandati allo sbaraglio e senza garanzie. Scuse dovute ai cittadini ma anche ai lavoratori.
Sul vergognoso accordo che in pochi giorni ha costretto 110 lavoratori a passare da Ge.Eco/CFT (101) e Burchi (9) all’AVR abbiamo già scritto.
Quello che sta accadendo ai lavoratori in questi giorni lo possiamo leggere nelle cronache locali, occupatesi recentemente dei disservizi nella raccolta rifiuti.
Alcuni giorni fa la dirigenza Geofor si è scusata con i cittadini, dimenticandosi completamente di scusarsi anche con i lavoratori, dando così adito al sospetto che questi disservizi dipendano dalle maestranze.
È giusto allora che la cittadinanza sappia quali sono le cause dei disservizi, i responsabili diretti e i complici della situazione venutasi a determinare.
I lavoratori inglobati in AVR, subendo un passaggio di consegne che ha comportato un gravissimo peggioramento delle loro condizioni contrattuali e normative (applicazione del Jobs Act) sono al momento lavoratori di serie B, svolgendo tutti il solito lavoro ma con stipendi diversi e diritti diversi.
Oltre al danno, la beffa di un contesto lavorativo completamente inadeguato a mettere in condizioni i lavoratori stessi di lavorare, con mezzi numericamente insufficienti e spesso non idonei allo svolgimento del servizio.
Inoltre, la sede dove i lavoratori prendono servizio prima di andare nelle zone di pertinenza è un capannone con armadietti ancora sigillati, senza acqua, con nove docce chimiche e senza spogliatoi.
A ognuno le proprie responsabilità:
Le amministrazioni pubbliche non si sono fatte garanti di un passaggio dignitoso dei lavoratori da un ramo d’azienda a un altro, seguendo logiche di progressiva dismissione del servizio pubblico, imposte dai governi centrali in base a precise direttive dell’Unione Europea.
Geofor non ha messo in condizione i lavoratori di lavorare con i dovuti mezzi, costringendoli nei primi giorni di rientro in servizio a orari massacranti per sopperire alle lacune tecniche dei mezzi.
CGIL Cisl e Uil hanno firmato un accordo vergognoso, senza la “clausola di garanzia” che evitasse l’applicazione del Jobs Act e senza accertare se fossero garantiti i diritti primari per lo svolgimento del lavoro.
Non siamo disponibili ad accettare né l’accordo capestro, firmato con il fucile alla tempia del licenziamento, né una condizione lavorativa disumana, contro la quale, se non risolta in brevissimo tempo, apriremo una fase di agitazione, che rientrerà nella mobilitazione verso lo sciopero generale nazionale del 23 settembre, indetto dall’USB.
USB Federazione di Pisa
Via Baldo degli Ubaldi 3
Pisa