Confindustria e sindacati complici preparano l’ennesimo bidone da rifilare ai lavoratori dell’igiene ambientale
Che sarebbe stato un autunno caldo per il settore dell’igiene ambientale, lo avevamo capito sin dallo scorso anno, quando associazioni datoriali di categoria e sindacati complici, decidevano di cancellare con un colpo di spugna le rappresentanze aziendali per concertare, senza contraddittori dal basso, le prossime mosse da mettere in campo a danno dei lavoratori e dei servizi ambientali.
La crisi pandemica e i fondi in arrivo dal Pnrr rappresentavano un’occasione troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire tanto che non si sono attardati a fare comunella, redigendo una nota unitaria indirizzata al Ministero del Lavoro, all’Inps, ad Arera, alle Regioni e agli Enti Locali nella quale emerge chiaramente che il loro obiettivo primario è quello di favorire al massimo il profitto alle imprese del settore, che devono poter disporre liberamente degli ingenti finanziamenti destinati alla cosiddetta Transizione Ecologica e contestualmente potenziare gli Enti Bilaterali e di formazione, che rientrano tra le maggiori fonti di profitto dei sindacati concertativi.
E mentre loro pensano a come spartirsi la fetta dei finanziamenti pubblici, hanno anche la faccia tosta di chiedere alle Istituzioni di farsi carico, a spese della collettività, del cosiddetto “ricambio generazionale”. Un modo ipocritamente elegante per mascherare il reale intento delle aziende, che con la complicità di Cgil, Cisl, Uil e Fiadel, intendono mettere alla porta i lavoratori dai 50 anni in su, considerati troppo costosi e non più utili al capitale, soprattutto se hanno avuto la disgrazia di ammalarsi di danni irreversibili, per colpa di un’inadeguata prevenzione rispetto ai rischi del mestiere, perché ovviamente la prevenzione rappresenta solo un costo per i datori di lavoro. Ma di fronte all’aumentare esponenziale delle malattie professionali, i sindacati non hanno potuto più far finta di niente e, facendo un copia e incolla degli studi e delle denunce portate avanti da USB sui danni muscolo scheletrici riscontrati negli operatori ecologici, tentano di correre a ripari.
Anziché chiedere al Ministero del Lavoro di riconoscere il lavoro degli operatori ecologici come usurante e non gravoso, come impropriamente continuano a definirlo, si limitano a proporre modalità a costo zero per le aziende, per avviare un processo espulsivo ai danni degli operatori scomodi, attraverso i fondi di solidarietà e i prepensionamenti, consentendo in questo modo alle imprese di abbattere ulteriormente il costo del lavoro.
E mentre nell’ultimo decennio, nel paese la precarietà è cresciuta del 36% e l’occupazione solo dell’1%, Cgil, Cisl, Uil e Fiadel non avanzano alcuna proposta su stabilizzazioni e reinternalizzazioni, in un settore fortemente caratterizzato dal ricorso agli appalti, dove i lavoratori degli appalti sono spesso sottopagati e in pessime condizioni di lavoro.
Tutto questo mentre il decreto semplificazioni ha disposto che dal prossimo 1 novembre si potrà passare dalla soglia massima degli affidamenti in subappalto del 40% al 100%.
Come se tutto ciò non fosse già abbastanza, tutte le Associazioni di categoria e i sindacati confederali decidono per la prima volta di ritrovarsi tutti insieme appassionatamente, per dar via alla trattativa sul rinnovo contrattuale. La scelta di un tavolo unico, anche con Associazioni che applicano contratti diversi, come nel caso di Assoambiente e Utilitalia, sta spianando la strada per la unificazione dei contratti, dove a prevalere saranno verosimilmente quelli con le minor tutele. Non a caso, i primi tentativi si stanno già palesando, con la volontà di rimetter mano all’orario di lavoro e alla classificazione del personale, ma anche di superare il riconoscimento del lavaggio indumenti, tutti diritti già ampiamente compromessi nell’ultimo rinnovo contrattuale che ha tra le altre cose, eliminato dall’orario di lavoro il tempo di vestizione e svestizione degli indumenti di lavoro e aumentato l’orario settimanale di due ore, a parità di salario.
Nel frattempo non un’informativa è stata fatta pervenire ai lavoratori da parte dei sindacati che siedono al tavolo della trattativa ormai da circa due mesi. Come non è stata presentata neppure l’ombra di una piattaforma del settore, né tanto meno è stata discussa democraticamente con i lavoratori, prima di presentarla alla controparte. Tant’è che le uniche notizie che trapelano sulle trattative di rinnovo contrattuale, arrivano dalle associazioni di categoria. Ormai le trattative sindacali vengono secretate e blindate, per poi mettere sotto il naso dei lavoratori l’ennesimo contratto a perdere, in assemblee chiamate alla chetichella per non favorire un’ampia partecipazione dei lavoratori e dove sono gli stessi firmatari a certificare i risultati dei voti.
A noi il compito di rispedire al mittente ogni tentativo dei padroni e dei sindacati complici di continuare a demolire la democrazia nei posti di lavoro e di svendere i diritti e il salario, per mettere a profitto tutto ciò che sottraggono ai lavoratori e alle finanze pubbliche.
E se loro pensano di preparare l’ennesimo bidone per i lavoratori e le lavoratrici dell’igiene ambientale, ci troveranno pronti a dare battaglia, in tutti i posti di lavoro e in tutte le piazze, ripagandoli con la stessa moneta e con lo stesso disprezzo con cui trattano i lavoratori.
Roma, 19 luglio 2021