Chi sta lucrando sull’emergenza? Banche, sindacati gialli e imprese allineati contro il welfare sociale e i lavoratori

Roma -

Il nostro paese sta attraversando un’emergenza sanitaria che sta mettendo a dura prova non solo il sistema sanitario pubblico ma l’intero assetto economico- sociale. Mai come oggi stanno venendo a galla in maniera inequivocabile tutti gli effetti nefasti del sistema capitalistico che, con anni di liberalizzazioni e privatizzazioni selvagge, ha arricchito banche e imprese a danno del benessere sociale ed economico della comunità.

Il paradosso, in piena emergenza Coronavirus, vede da un lato lo Stato che si ritrae dal farsi carico delle proprie responsabilità, come quando ha scelto di farsi dettare i decreti da Confindustria, lasciando aperte molte attività non essenziali, dove si ammassano centinaia di lavoratori, senza uno straccio di protezione. Dall’altro la scelta politica di restare nelle maglie dei vincoli europei, con gli stati membri che prima negano gli aiuti e poi minacciano di far pagare caro agli italiani un eventuale sostegno economico.

L’epilogo è stato il varo di una manovra finanziaria, che da una parte ha previsto ingenti somme destinate alle imprese e alla militarizzazione degli interventi di contenimento al virus, dall’altra ha lasciato completamente nudo il sistema sanitario pubblico, oltre che i lavoratori e le famiglie.

Terreno fertile per i soliti prenditori, pronti a speculare anche in questi momenti drammatici. Così le banche e i sindacati, che gestiscono gran parte delle polizze assicurative e della previdenza integrativa, si sono affrettate a infiocchettare pacchetti anti-coronavirus, come già avvenuto ad esempio nei settori dell’energia e dell’igiene ambientale. Venendo in soccorso alle imprese in difficoltà estrema per i lavoratori in fermento, perché costretti a lavorare senza le più elementari dotazioni di sicurezza, hanno tirato fuori dal cilindro convenzioni per chi si contagia sul lavoro, offrendo mancette di qualche decina di euro a chi è costretto a restare in quarantena o nel peggior dei casi a dover essere ricoverato.

Come se non bastasse è arrivata la scure degli ammortizzatori sociali, come i fondi bilaterali di solidarietà, che di solidale non hanno nulla, visto che il lavoratore è costretto a pagarsi un eventuale crisi aziendale col proprio stipendio. Ebbene la beffa è che non solo i fondi garantiscono solo l’80% della retribuzione base, con una perdita salariale che va oltre il 20% se si conta la mancata corresponsione delle indennità aggiuntive, ma in molti casi l’azienda non ha alcun obbligo di anticipazione. Questo significa che i lavoratori, oltre a perdere parte del salario, sono costretti ad aspettare il pagamento diretto dell’Inps che spesso arriva molti mesi dopo l’attivazione.

Mai come oggi è necessario che il Governo torni a fare lo Stato, garantendo il lavoro in sicurezza, la salvaguardia occupazionale di tutti, la copertura totale dei salari e l’estensione del reddito di cittadinanza a chi non ha diritto agli ammortizzatori sociali.

Basta speculare sulla salute, la vita e il lavoro. Fuori le banche e i sindacati complici dall’emergenza globale.  

 

 

Coordinamento nazionale USB Energia - Igiene ambientale