Bellaria 13 - 14 maggio 2005 - CONGRESSO NAZIONALE RdB - Energia
DOCUMENTO CONGRESSUALE
Dopo cinque anni dall’ultimo congresso nazionale di federazione RdB le evoluzioni nel campo energetico sono state numerose e notevoli.
Purtroppo tutto ciò che avevamo ipotizzato e previsto si è realizzato e sta continuando a realizzarsi.
Il processo di privatizzazione nel settore energetico ha prodotto e sta producendo enormi disastri, con forti ripercussioni, in particolare, per quanto riguarda la qualità del servizio e i livelli occupazionali.
Nel 2000, anno del nostro 3° Congresso, era da poco iniziato il processo di privatizzazione/liberalizzazione del settore energetico disposto dal decreto Bersani durante il Governo di centro-sinistra.
Oltre alla vendita delle Genco dell’Enel, la quasi totalità delle aziende ex municipalizzate sono state privatizzate, sia quelle che operano nel campo elettrico che quelle che operano nei settori dell’acqua e del gas, senza dimenticare l’ENI.
La pluriennale capacità dell’Enel di rispondere ai bisogni energetici del paese (senza dimenticare però le dimostrazioni di inefficienza, la politica delle alte tariffe, i coinvolgimenti nelle varie tangentopoli e la subordinazione alle scelte del padronato nostrano) e di tutte le aziende ex municipalizzate è stata vanificata da un processo che ad oggi ancora si trova in piena evoluzione; al decreto Bersani è subentrato il DdL Marzano che in un ambito di estrema insicurezza e incapacità non è stato in grado nè di affondare la lama per completare la privatizzazione, né di ribadire con fermezza la pubblicità del settore.
I presupposti (bugie!!) avanzati dal Governo del centro-destra al momento del varo del DdL erano quelli della riduzione dei costi sia a monte che a valle della produzione di elettricità.
La verità è che proprio in aprile ’05 c’è stato l’ennesimo aumento della luce e del gas, la verità è che l’invenzione della borsa elettrica ha rafforzato l’Enel come unico monopolista in grado di determinare il prezzo del Kw, obbligando così tutte le altre Società a dover adottare strazianti riduzione dei costi del lavoro al loro interno, ovviamente solo ed esclusivamente a spese dei lavoratori.
Tutto questo ha prodotto un completo immobilismo del settore contribuendo quindi al rafforzamento dei colossi europei e di oltre-oceano.
La liberalizzazione-privatizzazione dell’industria energetica italiana viene considerata una scelta di modernizzazione, mentre invece si sta dimostrando come un ulteriore indebolimento della complessiva industria italiana. L’idea che la concorrenza in un mercato energetico a dimensione continentale significasse la presenza di molte piccole-medie imprese tra loro in forte competizione non regge infatti alla prova dei fatti, che vedono il progressivo consolidarsi di assetti oligopolistici con pochi soggetti dominanti.
A nostro avviso la vera motivazione che sta determinando questa forte e continua instabilità nel settore energetico scaturisce dalla mancanza di un vero piano energetico che sia a livello nazionale che a livello regionale determina scelte impazzite da parte delle società che operano nel settore, come ad esempio le continue costruzioni di nuove centrali elettriche completamente inutili al fabbisogno nazionale.
La dimostrazione l’abbiamo avuta durante il black-out del 28 settembre ’03, quando fu accertato che, per pure necessità economiche, oltre il 30% delle centrali erano spente e quindi incapaci di far fronte immediatamente alla necessità del momento (altro che albero).
La riforma dei mercati elettrici e del metano ha prodotto a nostro avviso esiti quanto meno devastanti e altri ancora ne produrrà; solo alcune riflessioni:
L’apertura del mercato non ha indotto alcun sostanziale beneficio collettivo, ma solo pochi benefici privati.
Questa situazione è destinata a perdurare ancora per non breve tempo.
Le pressioni concorrenziali, potrebbero risultare molto inferiori, nel caso in cui la vendita delle centrali Enel dovesse comportare ulteriori costi per gli acquirenti, con l’unico risultato certo di aver indebolito un pilastro dell’industria elettrica italiano.
Nel momento in cui lo Stato avrà terminato la cessione ed il controllo dei suoi grandi gruppi energetici o di strategici assets (rete di trasmissione) l’intero sistema energetico italiano sarà preda dei grandi gruppi esteri unitamente ad altri settori industriali a questo collegati.
Ultima considerazione riguarda gli investimenti che dall’avvio della liberalizzazione hanno subito dei tracolli drastici, determinando in tutto il mondo, e in Italia ne abbiamo avuto un drammatico esempio nel 2003, i continui black-out a tutti noti. La quasi totale assenza di investimenti ha prodotto nel settore della distribuzione forti irregolarità sulla continuità del servizio e più in generale sulla sicurezza e sull’efficienza del sistema elettrico nel suo insieme.
Non condividiamo il concetto di privatizzazione , ma in particolar modo non lo condividiamo in un settore strategico per la sicurezza e la salute pubblica: togliere al pubblico per dare di fatto un monopolio a lobbies private è devastante.
L’attuazione della borsa elettrica ha semplicemente spostato le problematiche dalla padella alla brace; esperienze europee ci hanno dimostrato l’incapacità di tale strumento a contenere i prezzi: nel ’03 i prezzi delle borse europee aumentarono in Francia e in Germania non del 100% ma di oltre il 1500% e in Austria del 1000%.
Questo ha fatto scoprire ai cittadini un forte aumento dei prezzi (circa il 30% in soli 3 anni dal 2000 al 2003) e una forte precarietà di fornitura elettrica.
La soluzione a tutto questo non è sicuramente, così come stanno facendo in tutto il mondo, l’aumento delle costruzioni di centrali elettriche, ma una vera e forte politica di sviluppo del settore energetico.
Alcune considerazioni vanno fatte anche rispetto alle energie rinnovabili, settore in cui ci sembra che l’attuale governo stia usando anche questo come fucina di operazioni finanziarie e non con il vero intento di porre un margine all’uso sempre più sconsiderato del petrolio come maggiore fonte di approvvigionamento delle centrali di produzione.
Lo dimostra il fatto che gli interessi maggiori vengono rivolti verso fonti "alternative" come il carbone, il metano e per ultimo ma non per importanza un nostalgico quanto interessato ritorno al nucleare.
E’ inutile ricordare che la volontà degli italiani su questo tema è stata già espressa democraticamente con un referendum e la RdB Energia e la CUB si impegneranno affinché tale volontà venga rispettata.
Anche per quanto riguarda l’amianto RdB Energia è impegnata insieme all’Associazione Esposti Amianto (AEA) su una battaglia nei confronti del governo sempre più aspre, soprattutto dopo quanto ha previsto l’ultima legge finanziaria, in cui praticamente si sancisce l’inesistenza dell’amianto nei posti di lavoro.
Ci stiamo impegnando affinché venga cancellata questa legge o quanto meno venga riconosciuta ai lavoratori la possibilità di considerare la loro occupazione come "lavoro gravoso" al fine di potergli riconoscere i dovuti benefici previdenziali.
Guardando all’interno delle società energetiche possiamo constatare quali sono state le ripercussioni di questo processo.
La parola d’ordine è riduzione del costo del lavoro.
Cassa integrazione applicata dalle società che hanno acquistato le centrali dall’Enel con futura diminuzione del personale una volta ristrutturate le centrali, licenziamento dei lavoratori attraverso i processi di mobilità nelle altre società, carenza dei materiali nei magazzini, disfunzioni delle reti, lunghe attese per avere un allaccio di utenza e chi più ne ha più ne metta.
Un interminabile elenco formatosi con la stretta collaborazione di Cgil, Cisl e Uil le quali hanno continuamente remato contro le vere necessità dei lavoratori a cominciare dalla salvaguardia del posto di lavoro, per passare all’introduzione della Legge 30 quale ormai quasi unico strumento usato per assumere personale.
Ci troviamo alle porte delle scadenze contrattuali sia del CUSE che del CUSGA. Due CCNL che hanno avuto in comune la volontà di abolire i diritti acquisiti dei lavoratori. Contratti che hanno coperto solo in minima parte gli aumenti dovuti al costo della vita e che hanno visto invece introdurre elementi che rafforzano sempre più precarietà e instabilità.
RdB-Energia presenterà le proprie piattaforme contrattuali con la ferma decisione a rivalutare sia in termini normativi che in termini economici la centralità dei lavoratori e delle loro necessità.
Sarà necessaria un’ampia e seria collaborazione da parte di tutte le strutture in modo da poter focalizzare nella loro completezza tutte le necessità che ormai iniziano a d avere natura diversa tra loro.
La liberalizzazione di colossi nazionali come Enel ed Eni ha condizionato non solo il loro destino ma anche quello di tutto il sistema energetico italiano, della nostra industria, della nostra economia e della sicurezza del Paese.
L’obiettivo delle società privatizzate è quello di seguire e favorire gli interessi dei propri azionisti e non quello degli utenti ovvero dei cittadini italiani.
Riteniamo opportuno dedicare alcune considerazioni sull’acqua, l’oro blu del terzo millennio.
L’acqua è uno dei beni naturali fondamentali e base della vita. Non può essere sostituita da altre sostanze, non si può evitare né posticiparne il consumo, non esistono scelte alternative, di conseguenza non avendo le caratteristiche di una "merce" non può essere considerata tale.
E’ sempre più diffuso l’impegno da parte di associazioni, comitati, lavoratori e cittadini ad organizzarsi e a lottare per difendere ed affermare che, a fronte di una logica mercantile che vede nel controllo della risorsa idrica la certezza del profitto, il diritto all’acqua sia sostanzialmente un aspetto del diritto alla vita e base del crescente rifiuto di delegare a privati tale controllo.
Le nostre capacità di iniziativa contro tali processi di privatizzazione sono state dimostrate con i referendum di Roma per Acea e Centrale del Latte e Milano per AEM.
Siamo ancora protagonisti a Napoli contro la volontà del Comune di centro-sinistra che vuole privatizzare l’acqua e stiamo iniziando nel Lazio a contribuire alla formazione di un comitato per la ripubblicizzazione del servizio idrico integrato.
Nostro obiettivo continuerà ad essere la lotta alle privatizzazioni e alla riduzione dei livelli occupazionali; riteniamo inoltre utile rafforzare i collegamenti tra le strutture di categoria e quelle territoriali, come strumento di difesa e di lotta per i cittadini che sempre più prendono coscienza dell’incidenza che ha sui salari il costo sempre più crescente dei servizi pubblici.
Anche loro hanno vissuto un momento di torpore dovuto alle false illusioni di facili guadagni attraverso inutili investimenti in borsa con l’acquisto delle azioni che in brevissimo tempo sono decisamente crollate creando ammanchi economici di non poco conto nei riguardi di quelle famiglie che hanno investito quei pochi risparmi di una vita di lavoro.
Continueremo, come abbiamo fatto in questi ultimi anni, a cercare di imporre la nostra presenza ai tavoli dei rinnovi contrattuali nazionali anche attraverso proposte rivolte esclusivamente alla salvaguardia dei diritti acquisiti dei lavoratori e imponendo la loro centralità come elemento determinante nella vita di ogni singola società.
Dobbiamo sempre tenere presente il clima estremamente precario in cui la nostra organizzazione sindacale cerca di mantenere e sviluppare il proprio ruolo. Sono sempre molteplici le società che non ci riconoscono i diritti sindacali, lasciandoci spazi esigui per poter mantenere vivi i rapporti con i lavoratori, cosa che ha inciso parecchio sulla tenuta delle nostre strutture.
La mancanza di una seria legge sulla rappresentanza sindacale alimenta l’arroganza dei management aziendali, i quali anche in caso di nostra sostanziale maggior rappresentatività sui posti di lavoro continuano ad ignorare, ostacolare ed in molti casi reprimere la voce nei nostri quadri sindacali ovvero dei lavoratori.
In molti casi però i nostri sforzi vengono comunque riconosciuti e premiati. Quando ci presentiamo alle elezioni delle RSU e dei RLS riusciamo sempre ad ottenere risultati comunque confortanti e significativi che dimostrano e confermano la validità dei nostri obiettivi.
La presenza delle nostre liste nelle elezioni, seppure non democratiche, dei rappresentanti sindacali deve essere perseguita a fondo, come pure una rinnovata capacità di intervenire nelle scelte politiche generali che il Governo e le Società metteranno in campo.
DOCUMENTO FINALE
Il congresso della RdB/CUB Energia riunitosi il 13-14 maggio a Belluria
Approva
La relazione introduttiva del Coordinamento Nazionale uscente.
Il dibattito che si è sviluppato ha permesso un’analisi delle difficoltà delle difficoltà che si sono riscontrate nella circolazione di progetti e informativa tra le varie sedi. Difficoltà dovute alla ormai riconosciuta perfette sintonia tra padronato e OO.SS. tradizionali. Nonostante queste difficoltà ci troviamo ancora una volta a riaffermare le nostre idee rispetto alla democrazia sindacale. Il congresso ha inoltre individuato il percorso che impegna RdB/CUB Energia nel corso su tre specifiche tematiche:
1) Lotta alla frammentazione contrattuale nei luoghi di lavoro ed elaborazione di un’ipotesi di CCNL UNICO del settore energia (gas, acqua, elettricità e calore) con particolare attenzione nel contrastare l’applicazione della legge 30
2) Contrastare/denunciare l’utilizzo ingiustificato e strumentale degli ammortizzatori sociali (Cig-mobilità, ecc.) usati da Enel, ex Municipalizzate ed ex Enel per fare cassa e ristrutturazioni del personale senza confronto con RSU e rappresentanze sindacali. Si conferma quindi quanto già denunciato da RdB/CUB: privatizzare i guadagni e socializzare i costi con evidente danno al sistema delle garanzie sociali
3) Legge 146/90 e seguenti: l’assemblea impegna tutti i delegati eletti al congresso nazionale di RdB/CUB di Fiuggi a sostenere tutte le iniziative che portino a una radicale modifica della legge 146/90 e seguenti, a partire dalla costituzione di un gruppo di lavoro ad hoc che inizi l’esame della questione dal punto di vista giuridico-legale. A tale proposito il congresso impegna le strutture superiori a mettere a disposizione mezzi e risorse per raggiungere l’obiettivo indicato. La priorità giuridico-legale non esclude ovviamente azioni di lotta sindacale mirate a ripristinare il democratico diritto allo sciopero.
4) Nel prosieguo del dibattito congressuale è emersa l’importanza di puntualizzare gli effetti negativi della modifica dell’art. 5 della Costituzione e della riforma federale. Tale riforma va respinta in quanto contrasta con la nostra ipotesi di Contratto Unico di Settore perché prefigura una Regionalizzazione dei Contratti con pericolo di introduzione delle gabbie salariali.
CONCLUSIONI
Il congresso delibera la costituzione di un Coordinamento Nazionale Provvisorio, nomina i Coordinatori ai quali è attribuito il compito di organizzare, coordinare, proporre strutture organizzative locali di Federazioni e di lavorare entro il 2005 ad una Conferenza Organizzativa di RdB/CUB Energia. Il Congresso auspica altresì che in occasione del Congresso Confederale della CUB si affronti il superamento dell’attuale struttura organizzativa da Confederazione di sindacati a Confederazioni di federazioni.
Il Congresso approva all’unanimità il documento finale, approva inoltre la ripartizione dei delegati al Congresso Nazionale di RdB che si svolgerà a Fiuggi il 17-18-19 giugno 2005.