ACEA: L'EREDITA' DI ALEMANNO

Roma -

Venerdì 13 marzo la giunta di Roma Capitale ha approvato la manovra di bilancio 2012; per appianare le voragini provocate dalla mala-gestione e dalla mancanza di qualsiasi progettualità, Alemanno ha deciso la cessione del 21% di ACEA, riducendo così la quota del Comune – e quindi dei cittadini di Roma – al 30%.

Nei giorni scorsi il sindaco ha usato le armi del terrorismo mediatico, paventando che non avrebbe potuto pagare gli stipendi a partire da novembre e per giustificare così l'esigenza di fare cassa.

Quando succede tutto questo? Quando il titolo è ai minimi storici e le agenzie di
rating declassano ancora ACEA. E' persino banale il sospetto di aver voluto cedere per quattro soldi quote a favore dei soliti noti; così come è naturale sospettare che le pessime performance della società negli ultimi tempi (caos sportelli, fatturazioni, depuratori, gestione idrica a Roma e provincia) siano state funzionali ad arrivare alla svendita.


Ma vogliamo fare un bilancio di questi 13 anni di ingresso dei privati? E' migliorato il servizio? Sono diminuite le tariffe? E' migliorata la qualità e la quantità del lavoro?
E soprattutto: è stato in questo senso il pronunciamento della stragrande maggioranza degli italiani e di oltre 500.000 romani al referendum sui servizi pubblici?

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